A.V. Storia di una B.rava R.agazza
Spettacolo vincitore del "Premio Tuttoteatro.com
per le arti sceniche Dante Cappelletti" - Ed. 2004
testo di Chiara D'Ambros, Marianna De Fabrizio, Elena Vanni
con Marianna De Fabrizio e Elena Vanni
regia: Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue
Che cos’è A.V.?
Se dovessi riassumere A.V. in una parola direi che la più adatta è Necessità.
In una sua battuta Ragazza dice:” Necessario in filosofia è ciò che è e non può NON essere.” È partito tutto da lì.
Per raccontare la storia di Angela è stato Necessario capire di cosa volevamo parlare.
Non si è trattato semplicemente di denunciare un disagio personale rispetto ad un argomento come le BR che spesso viene classificato come “oggetto di rimozione collettiva” o “insensatezza dell’omicidio politico”.
Nella storia di Angela c’è anche questo. È vero. Ma soprattutto è una storia di Responsabilità di Scelte e di Necessità.
Le BR nascono in un contesto che è più che sociale. E’ una dimensione parallela sospesa in quell’arco di spazio-tempo chiamata genericamente anni ’70. Per quel poco che mi è stato dato di capire, era un mondo in cui la gente aveva Fede. Fede nella possibilità di agire concretamente sulla realtà, in prima persona. Fede nella possibilità di sovvertire un mondo allo scopo di ottenere per sé e per gli altri il Necessario, o come lo chiamavano allora, un Diritto.
Una delle persone che in quegli anni c’era,alla mia domanda “Come si fa la Rivoluzione?”, mi ha risposto: ”devi partire dai Diritti. Diritto alla casa, Diritto al lavoro, Diritto alla sanità, Diritto alla cultura, Diritto alla bellezza”.
Lottare per una necessità/diritto, ma più in generale lottare, richiede delle scelte e a loro volta le scelte richiamano delle responsabilità. Questo è anche il paradigma semplice/complesso del nostro narrare. Semplice perché è un processo lineare. Complesso perché la scelta comprende in se stessa la possibilità dell’errore.
È il battito d’ali di una farfalla che scatena l’uragano.
Il nostro essere fallibili ci permette di procedere nell’esame di un ecosistema contraddittorio come le BR. A prescindere dall’essere o meno d’accordo sui mezzi (e io non lo sono), va riconosciuto che è una storia di scelte e di responsabilità estreme.
Se mi guardo in giro, mi rendo conto di quanto ci sia bisogno sia di riconoscere delle Necessità sia fare in base a quelle delle Scelte.
Qualche tempo fa un ragazzo operaio alle acciaierie di Genova mi disse “da noi ci sono ragazzi che pur di avere la macchina figa o il palmare superaccessoriato fanno doppi e tripli turni. Qualcuno è anche finito sotto le lamiere per questo. Perché dopo tante ore di lavoro i riflessi non ti reggono.”
A cosa si può rinunciare? Quali sono le nostre Necessità? Gli anni ’70 sono finiti ma la gente per le strade è ancora quella. È da loro che veniamo. Perché ci dicono che noi non possiamo capire? Cosa è cambiato? (Marianna De Fabrizio)