"QUATTRO ORE A CHATILA"
da "Quattro ore a Chatila" di Jean Genet
e da Inchiesta su un massacro di A.Kapeliouk
con Nicola Pannelli e Carlo Orlando
regia: Nicola Pannelli
collaborazione alla regia: Filippo Dini
collaborazione tecnica: Laura Benzi
E' finito, almeno per quanto mi riguarda, il teatro preconfezionato, già formalizzato a priori nella testa del regista. Al suo posto, sempre per quanto mi riguarda, c'è un teatro problematico, dove tutto, tutti sono costantemente interrogati, testo, attori, regista, tutti. Dall'inizio del lavoro allo spettacolo, repliche comprese.
Sono due anni che giro intorno a questo testo di Genet, immediatamente dopo averlo scoperto. L'ho preso e abbandonato più volte. Spesso mi sono sentito inadeguato, inadatto. Di sicuro ha sempre esercitato un' attrazione fatale su di me. Insomma, è proprio ciò che stavo cercando. Perché? In primo luogo, perché il massacro di Sabra e Chatila, dove tra morti palestinesi e libanesi - e desaparecidos si raggiungono le 3000 vittime, costituisce un crimine contro l'umanità, un genocidio e un crimine di guerra, per i quali nessuno dei responsabili, in particolare colui che ne è stato notoriamente il mandante, Ariel Sharon (oggi primo ministro d'Israele), ha subito la benché minima condanna. E quindi quell'orrendo e tragico evento ha bisogno che sia fatta giustizia, lo grida. Lo grida con urlo "silenzioso e ininterrotto". In secondo luogo, perché non cercavo l'orazione civile ma qualcosa di più. Cercavo le parole, la musica, l'epicità, la capacità di sintesi, la bellezza, la profondità della poesia tragica. Cercavo un grande autore contemporaneo per parlare di un orrore contemporaneo.
In scena ci sono due personaggi (ci sono io e Carlo Orlando), una specie di coppia beckettiana. Un uomo in là, innamorato della rivoluzione, della bellezza dei fedayn palestinesi, sta su una sedia a rotelle, dotata di ombrellone. Un ragazzo a torso nudo sta in piedi, è il mimo funebre della storia del massacro. Sono lì per accompagnarci all'inferno, nell'inferno di Sabra e Chatila. Sono angeli o demoni, non so, ma so che sono a conoscenza dei fatti perché li hanno visti, perché li hanno sentiti e non hanno mai smesso di pensarci. (Nicola Pannelli)